venerdì 7 aprile 2017

... La gita a Tindari....




















TRAMA

Il commissario Montalbano è impegnato in una nuova indagine tra l'immaginaria Vigàta e il promontorio di Tindari. Un triplice omicidio è avvenuto: un giovane dongiovanni che viveva al di sopra dei suoi mezzi apparenti, due anziani pensionati seppelliti in casa che improvvisamente decidono una gita a Tindari. Li collega, sembra, solo un condominio. Ma Montalbano ha una maledizione, sa leggere i segni che provengono dall'"antichissimo" che vive nel "modernissimo" continente Sicilia: lo aiutano un vecchio ulivo contorto, la sua squadra, la svedese Ingrid, un libro di Conrad e un Innominato senza pentimento.

RECENSIONE

Come tutti i romanzi di Camilleri, (questo è stato premiato con il Premio Bancarella, nel 2001), anche questo è un giallo ben costruito che tiene il lettore sulle spine fino all'ultima pagina... La storia, l'omicidio di un giovane (risultato essere un novello Casanova) e la scomparsa di due anziani che in apparenza non hanno assolutamente nulla in comune se non l'abitare nello stesso condominio, s'ingarbuglia sempre più, man mano che il romanzo va avanti e diventa sempre più avvincente.. i personaggi sono tanti (tra gli altri, entra in scena Beba, futura moglie del vice Augello) e non sembra abbiano un nesso tra di loro ed invece, proprio nelle ultimissime pagine, tutto si ricompone e, come un puzzle completato, viene svelata l'immagine...
Anche questo romanzo è scritto quasi totalmente in siciliano, i temi trattati sono tanti (tra gli altri anche l'annosa "questione meridionale" e il commercio di organi umani) e la storia altro non è che il pretesto per  indagare sull'animo umano, cosa che all'autore riesce benissimo..... Ciò che mi è piaciuto particolarmente, in questo romanzo, sono due cose: una è che al dialetto si affiancano vari riferimenti letterari ed  anche una citazione della Stein (una rosa è una rosa è una rosa)... l'altra è che sotto l'ulivo secolare,  le sensazioni che Montalbano ha,  diventano ciò che è realmente accaduto...  Geniale!!


[....] Montalbano, quando non aveva gana d’aria di mare, sostituiva la passiata lungo il braccio del molo di levante con la visita all’arbolo d’ulivo. Assittato a cavasè sopra uno dei rami bassi, s’addrumava una sigaretta e principiava a ragionare sulle facenne da risolvere.
Aveva scoperto che, in qualche misterioso modo, l’intricarsi, l’avvilupparsi, il contorcersi, il sovrapporsi, il labirinto insomma della ramatura, rispecchiava quasi mimeticamente quello che succedeva dintra alla sua testa, l’intreccio delle ipotesi, l’accavallarsi dei ragionamenti. E se qualche supposizione poteva a prima botta sembrargli troppo avventata, troppo azzardosa, la vista di un ramo che disegnava un percorso ancora più avventuroso del suo pinsèro lo rassicurava, lo faceva andare avanti. [...]

Ecco perché non ci si stanca mai di leggere Camilleri e del suo commissario..
Consigliato!

2 commenti:

  1. Letto, ormai Montalbano è come uno di famiglia. Hai proprio ragione non ci si stanca mai del Commissario.

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